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LA SCOMPARSA DI FRANCESCO ROSI

11/01/2015

“Con Francesco Rosi perdiamo un uomo di cultura e un grande cineasta che ha saputo raccontare il nostro Paese realizzando film apprezzati in tutto il mondo”. Così l’Agis, l’Anec e la Fice ricordano il regista e sceneggiatore scomparso oggi. “Artista di talento, impegnato nel cinema, ma con incursioni anche nel mondo del teatro e dell’opera, Rosi ha legato il suo nome a capolavori d’impegno sociale e di inchiesta come “Le mani sulla città”, vincitore del Leone d’Oro a Venezia, e “Il caso Mattei”, premiato a Cannes con la Palma d’Oro. L’Agis, l’Anec, insieme alle associazioni dell’esercizio cinematografico Fice e Acec, e tutte le attività dello spettacolo partecipano al vivo cordoglio per la sua scomparsa”.

A 92 anni se n'è andato un altro dei nostri grandi autori cinematografici, certamente uno dei più coraggiosi: Francesco Rosi era nato a Napoli il 15 novembre 1922 ed è morto a Roma, dove si era trasferito dopo aver trascorso la giovinezza nella sua città. Sposato con Giancarla Mandelli, sorella della stilista Krizia, lascia una figlia, l'attrice Carolina Rosi. Ha collaborato con Luchino Visconti per La terra trema (1948) e Senso (1953), con Anna Magnani per la quale ha sceneggiato Bellissima e Processo alla città, con Michelangelo Antonioni per I vinti (1953) e Mario Monicelli per Proibito (1954). Ha diretto, insieme a Vittorio Gassman, Kean - Genio e sregolatezza. La sfida (1958) è il primo lungometraggio a sua firma, mentre l'anno successivo si troverà a dirigere uno dei grandi attori italiani, Alberto Sordi, ne I magliari, del 1959.

Rosi è interessato all'evoluzione della società italiana, nel bene e soprattutto nel male. Nel suo capolavoro Salvatore Giuliano, del 1962, racconta la vita del bandito utilizzando una tecnica innovativa e molto efficace, fatta di flashback. Arrivano i primi grandi riconoscimenti: prima l'Orso d'Argento al Festival di Berlino e poi il Nastro d'Argento come miglior regista.
Un anno dopo Rosi lavorerà al suo secondo capolavoro: sceglie l'enorme Rod Steiger (anch'egli appena scomparso) per interpretare il costruttore edile ne Le mani sulla città, sull'Italia del boom economico e dei palazzinari. Per la sua tragica bellezza, la pellicola otterrà il Leone d'Oro al Festival di Venezia e due candidature ai Nastri d'Argento come miglior regista e miglior soggetto, scritto insieme a Raffaele La Capria. Vince il David di Donatello nel 1965 come migliore regista.

C'era una volta, del 1967, vede come protagonista una delicatissima Sophia Loren e Omar Sharif. Nel 1970, Rosi porta sul set Uomini contro, sceneggiato con Raffaele La Capria e Tonino Guerra. Il caso Mattei, del 1971, è il film d'inchiesta nella sua forma più alta: Rosi, che da ragazzo aveva iniziato a fare il giornalista, sa come mettere insieme interviste, foto d'archivio, testimonianze per una accuratissima ricostruzione della misteriosa morte di Enrico Mattei, presidente dell'ENI, ucciso in un attentato aereo il 27 ottobre 1962. La pellicola si aggiudicherà la Palma d'Oro insieme a La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri. Due anni più tardi è ancora la malavita ad attrarlo: Lucky Luciano è un attacco senza mezzi termini a quella politica così facilmente corruttibile. Volonté, protagonista dei due film, diventerà una delle stella del cinema e l'attore più stimato da Rosi. Nel 1975 dirigerà Max von Sydow e Lino Ventura in Cadaveri eccellenti, David di Donatello come miglior regista e BAFTA come miglior opera straniera. Il film è tratto da Il contesto di Leonardo Sciascia.Accanto a Michele Placido e Vittorio Mezzogiorno il regista sceglie Philippe Noiret per Tre fratelli, del 1981, Nastro d'Argento per la regia e David di Donatello per la sceneggiatura, realizzata con Tonino Guerra. La Carmen di Bizet del 1984 con Placido Domingo gli porterà una nomination ai BAFTA come miglior film straniero. A fine anni '80 dirige Cronaca di una morte annunciata dal romanzo di Gabriel García Márquez con Gian Maria Volontè, Ornella Muti e Rupert Everett, Anthony Delon e Lucia Bosè, e riceve il David di Donatello alla carriera seguito dal Premio Pietro Bianchi. Gira Dimenticare Palermo (1990) con James Belushi, Mimi Rogers, Vittorio Gassman, Philippe Noiret e Giancarlo Giannini e nel 1997, a 75 anni, dirige il suo ultimo film, La tregua, tratto dal romanzo di Primo Levi, David di Donatello come miglior regista. Gli anni 2000 coincidono con un ritorno al suo amore iniziale: il teatro, fino al Leone d'Oro alla carriera assegnatogli a Venezia 2012.

Autore:
Mazzetti