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FESTIVAL DI TORINO, PUPI AVATI GUEST DIRECTOR

05/11/2018

Sarà Pupi Avati il Guest Director del 36° Torino Film Festival (dal 23 novembre al 1° dicembre 2018). Il regista, sceneggiatore e scrittore bolognese presenterà una sezione intitolata “Unforgettables”, cinque titoli che mescolano musica e cinema, due sue grandi passioni. Pupi Avati sarà a Torino nei giorni del festival e introdurrà le proiezioni dei film che ha scelto: "The Glenn Miller Story | La storia di Glenn Miller" di Anthony Mann, "The Benny Goodman Story | Il re del jazz" di Valentine Davies, "Bird" di Clint Eastwood, "Thirty Two Short Films About Glenn Gould | Trentadue piccoli film su Glenn Gould" di François Girard, "Bix" dello stesso Avati. Quest’ultimo è stato selezionato da Emanuela Martini, direttore artistico del Torino Film Festival.

“Quando Emanuela Martini, conoscendo le mie passioni, mi ha invitato al Torino Film Festival come Guest Director, chiedendomi qualche titolo di film che sintetizzasse quello straordinario insieme che è per me cinema e musica, ho vissuto gioia e titubanza.” - dichiara Pupi Avati. “I film che si ispirano alla musica (nel mio caso intesa esclusivamente come jazz o classica) non sono tanti, e pochi dotati di un’anima. Così, costretto a eliminare una serie di titoli, dal magnifico "Let’s Get Lost" di Bruce Weber e "Born To Be Blue" di Robert Budreau (entrambi su Chet Baker) al "Round Midnight" di Tavernier (su Lester Young), dal sontuoso "Cotton Club" ellingtoniano di Coppola al "Jazz on a Summer’s Day" di Bert Stern con Louis Armstrong, Thelonious Monk e Gerry Mulligan, tutti film probabilmente già troppo visti, ho deciso di scegliere "Bird", la struggente biografia di Charlie Parker diretta da Clint Eastwood, e due titoli che hanno contribuito a far nascere in me, nei remoti anni della mia adolescenza, questa passione. La vita di Benny Goodman e quella di Glenn Miller. Mi restava pochissimo spazio per dire la mia infinita riconoscenza a quella musica classica che non so più distinguere dal jazz. Mi occorreva un musicista che non appartenesse né a un tempo né a una moda, un musicista che fosse la sintesi di tutti i tempi e di tutte le mode. Glenn Gould, che suona le sue variazioni cantando come faceva Oscar Peterson (altro straordinario pianista jazz canadese), era probabilmente colui che cercavo. "Nei Trentadue piccoli film su Glenn Gould, Francois Girard" ha circumnavigato questo genio assoluto, che ancora oggi non smette di commuoverci”.


Autore:
Mazzetti