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Federazione Italiana Cinema d'Essai

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AL VIA LA FESTA DEL CINEMA DI ROMA - UNO SGUARDO SUL PROGRAMMA

14/10/2022

LA GRANDE ABBUFFATA

Undici giorni di anteprime, tanto cinema italiano, documentari e incontri, con la prima europea di “The Fabelmans” di Spielberg e la retrospettiva dedicata a Newman & Woodward

(da Vivilcinema n. 5/2022)



Con la presidenza di Gian Luca Farinelli e la direzione artistica di Paola Malanga, Roma ospita la 17^ edizione della Festa del Cinema, tornata ad essere un festival con un concorso e una giuria, oltre alla consueta, ampia apertura alla città tra proiezioni pubbliche e il coinvolgimento massiccio delle scuole grazie alla sezione autonoma Alice nella Città, diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli.

Dopo la prima mondiale a Toronto, apertura e red carpet dedicati a Il colibrì che Francesca Archibugi ha tratto dal best seller di Sandro Veronesi, con un cast di tutto riguardo, e prevedibile sold out per l’atteso, autobiografico The Fabelmans di Steven Spielberg, in uscita a Natale. Dicevamo del concorso: 16 le opere presentate, tra cui la libera trasposizione La cura di Francesco Patierno da La peste di Camus, ambientato nella Napoli sotto lockdown con Francesco Di Leva, Alessandro Preziosi, Cristina Donadio e Andrea Renzi; I morti rimangono con la bocca aperta di Fabrizio Ferraro, sulla fuga nella neve di un gruppo di partigiani nel 1944; i traumi di guerra e un’amicizia a New Orleans per Jennifer Lawrence nell’esordio di Lila Neugebauer Causeway, il ritorno dell’algerina Mounia Meddour (Papicha) Houria, ritratto di una ballerina; il distopico La tour di Guillaume Nicloux; la cyber-violenza nel coreano Jeong-sun di Jeong Ji-hye, altra esordiente come il palestinese Firas Khoury con Alam e la spagnola Andrea Bagney con Ramona, che omaggia Woody Allen; i cineasti lituani di fronte ai carri armati sovietici in January di Viesturs Kairiss; gli ebrei ucraini sull’orlo della tragedia nazista in Shttl di Ady Walter; il documentario cubano El caso Padilla di Pavel Giroud e The hotel di Wang Xiaoshuai, concepito in Tailandia durante il lockdown.

Diverse le nuove sezioni di questa edizione, come Freestyle ricco di documentari: i maestri della fotografia in Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza di Elisabetta Sgarbi, Infinito. L’universo di Luigi Ghirri di Matteo Parisini, Trained to see. Three women and the war di Luzia Schmid, Enrico Cattaneo/Rumore bianco di Francesco Clerici e Ruggero Gabbai. Amate sponde di Egidio Eronico, ritratto del nostro paese per musica e immagini; 75 Biennale Ronconi Venezia di Jacopo Quadri su un’esperienza teatrale irripetibile; La divina cometa di Mimmo Palladino che incrocia l’Inferno dantesco con la tradizione del presepe, con ospiti quali De Gregori, i Servillo e Nino D’Angelo; Jane Campion, la femme cinéma di Julie Bertuccelli, La croce e la svastica di Giorgio Treves sulla persecuzione nazista dei cristiani europei; Bice Lazzari - Il ritmo e l’ossessione che Manfredi Lucibello ha dedicato alla pittrice veneziana, con Benedetta Porcaroli;  Jazz set di Steve Della Casa e Caterina Taricano con le gemme dei cantautori nostrani affidate ai maestri del jazz; il ritratto di Lelio Luttazzi Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli; Dario Fo: l’ultimo Mistero buffo di Gianluca Rame; Louis Armstrong’s Black & Blues di Sacha Jenkins, La Paz del futuro di Francesco Clerici e Luca Previtali sulla muralista italo-americana Janet Pavone, unitasi al Sandinismo negli anni ’80; Lynch/Oz di Alexandre O. Philippe sui legami tra il classico di Fleming e l’universo visionario del regista. La sezione presenta anche opere senza confini di linguaggio, come La California di Cinzia Bomoll, Bassifondi di Trash Secco su sceneggiatura dei D’Innocenzo, Il maledetto di Giulio Base che rilegge Macbeth in Puglia.

E poi ci sono le anteprime italiane di Grand Public, con una buona rappresentanza britannica - The lost king di Stephen Frears, La signora Harris va a Parigi di Anthony Fabian, What’s love got to do with it? di Shekhar Kapur; The menu di Mark Mylod con Ralph Fiennes, Amsterdam di David O. Russell con il solito cast all star (ma nei paesi anglosassoni non ha sfondato); numerosi italiani, da La stranezza, L’ombra di Caravaggio, War - La guerra desiderata e Astolfo di cui parliamo in questo numero a Rapiniamo il duce di Renato De Maria con Pietro Castellitto, Matilda De Angelis, Tommaso Ragno e Isabella Ferrari; da Era ora di Alessandro Aronadio con Edoardo Leo e Barbara Ronchi che torna sui paradossi temporali cari alla commedia, a Educazione fisica di Stefano Cipani (Finocchiaro, Rea, Rubini e Santamaria convocati dalla preside Mezzogiorno per le malefatte dei figli), fino alla commedia in costume Il principe di Roma di Edoardo Falcone con Marco Giallini, Filippo Timi e Giulia Bevilacqua; e ancora, il western con Nicolas Cage Butcher’s crossing, Rheingold di Fatih Akin e Bros di Nicholas Stoller.

Tanti documentari anche tra gli Special Screenings, tra cui Good morning Tel Aviv di Giovanna Gagliardo, Portrait of the Queen (Elisabeth, who else?) di Fabrizio Ferri, Umberto Eco - La biblioteca del mondo di Davide Ferrario, Rules of war di Guido Hendrikx sul Sudan devastato dalla guerra; Kordon di Alice Tomassini girato tra Ucraina e Polonia, A cooler climate di James Ivory (Premio alla carriera e retrospettiva) su un doc girato in Afghanistan nel 1960 preludio alla carriera futura; Polanski, Horowitz. Hometown di Mateusz Kudla e Anna Kokoschka-Romer sui due artisti e il passato di persecuzione nazista nella natia Polonia; Ora tocca a noi - Storia di Pio La Torre a firma di Walter Veltroni, sul politico e sindacalista assassinato a Palermo nel 1982; il premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux che col figlio David ha girato Les années Super-8 tra storia e vita familiare; Kill me if you can di Alex Infascelli sul dirottamento di un jet nel 1969 da parte di un ex marine italoamericano; Via Argine 310 di Gianfranco Pannone sulla lotta degli operai Whirlpool di Napoli. Come molti festival, anche Roma ripropone titoli apprezzati alle principali vetrine festivaliere, Cannes e Toronto su tutte, e al fianco di omaggi, incontri, restauri e la retrospettiva su Joanne Woodward e Paul Newman, c’è il “festival nel festival” Alice nella Città, da sempre fucina di giovani talenti italiani (Piove di Paolo Strippoli, Il ritorno di Stefano Chiantini, Piano piano di Nicola Prosatore, L’uomo sulla strada di Gianluca Mangiasciutti, I nostri ieri di Andrea Papini, Le ragazze non piangono di Andrea Zuliani) e vetrina di chicche internazionali, tra concorso (Close di Lukas Dhont, Cet été-là di Eric Lartigau, La maternal di Pilar Palomero, Il cerchio di Sophie Chiarello), proiezioni ed eventi speciali (The land of dreams di Nicola Abbatangelo, Cosa verrà di Francesco Crispino, Poker face con Russell Crowe, I viaggiatori di Ludovico Di Martino, Il ragazzo e la tigre di Brando Quilici, l’ultimo cartone animato del maestro Michel Ocelot The Black Pharaoh, the Savage and the Princess) e tanti cortometraggi.

L’auspicio è che la gran parte di queste opere, viste a volte vorticosamente, a volte mancate per l’impossibile ubiquità, anche al di là dei film acchiappapubblico possa trovare il proprio pubblico in una sala cinematografica.



Autore:
Mazzetti